lunedì 9 aprile 2018

L'arte della gioia

Come il mio nick può far presumere mi piace leggere, un po' meno scrivere. Leggo parecchio rispetto alla media, pare che in Italia sia considerato "forte" un lettore che legge almeno un libro al mese, mi capita spesso di leggere due, tre libri in una settimana e negli ultimi tre, quattro anni non credo di aver mai letto meno di un paio di libri al mese. Nonostante questa mia voracità nella lettura non scrivo recensioni, come chiunque sia capitato qui, sicuramente per sbaglio, può facilmente constatare. Per me la lettura è un piacere solitario, nonostante frequenti alcuni siti e canali telegram dove si possono trovare consigli, ispirazioni (e anche libri da scaricare gratuitamente, confesso di essermi impigrito parecchio e di ricorrere sempre meno al fidato mulo che comunque rimane la fonte privilegiata di perle rare) sono un consumatore egoista e ben raramente mi capita di restituire quanto ricevuto. Per una volta mi decido dunque a farlo perché nonostante la mia voracità e la mia curiosità ho incontrato per la prima volta dopo più di quarant'anni di lettura quella che per me va annoverata di diritto tra i grandi della letteratura italiana del Novecento e mi pare doveroso condividere la mia scoperta nella speranza che possa servire a incuriosire qualcuno e fargliela scoprire.
Sto parlando di Goliarda Sapienza, della quale ho letto quello che viene considerato il capolavoro (per me lo è in termini assoluti) L'arte della gioia.
Non è mia intenzione scrivere una recensione né parlarvi della scrittrice, una ricerca su internet e soprattutto la lettura delle opere sono senz'altro più efficaci, faccio solo un breve accenno alla trama e ai motivi che stanno dietro il mio giudizio entusiasta.
Il romanzo è ambientato nella Sicilia orientale (Catania e dintorni) e abbraccia un arco temporale approssimativamente del primo cinquantennio del secolo scorso quindi le due guerre mondiali, l'ascesa e caduta del Fascismo nel mezzo, la persecuzione di socialisti, comunisti e anarchici. Un buon ripasso di storia una volta tanto non raccontato per eventi ma per l'esperienza di vita in quegli anni di gente umile, di classa media e elevata. E la protagonista (Modesta di nome, grandissimo personaggio nella storia) questi eventi certo non li subisce ma vive ribellandosi a tutto: al regime ma soprattutto ai costumi e alla cultura dominante che, poiché è una donna che afferma con pienezza la sua personalità e pretende di vivere pienamente la sua sessualità, vorrebbe classificarla come uomo (perché decide in autonomia e conduce gli affari con competenza) o come puttana (perché ama senza riserve, uomini e donne e senza vergognarsene). Il romanzo è scritto benissimo, non è breve (cinquecento pagine) ma scorre perché è avvincente. Quasi banale l'accostamento al Gattopardo per la descrizione minuziosa della trasformazione (per non cambiare niente) di una classe sociale per adeguarsi ai tempi che corrono (mala tempora currunt vale soprattutto per chi non ha i mezzi per farvi fronte) ma ci sono in più il femminismo, le idee anarchiche, socialiste e comuniste, la libertà sessuale, il rapporto con la religione. Anche la descrizione della vita delle persone più umili, seppure vista da una posizione privilegiata e non in mezzo a loro come per esempio in Horcynus Orca (per far riferimento ad un altro libro epico, capolavoro, scritto negli stessi anni) è molto realistica e partecipata, come ovvio viste le idee della protagonista e dell'autrice.
Un libro che ogni donna dovrebbe leggere per trovare ispirazione ad impegnarsi in quella lotta per l'emancipazione che è tuttora necessaria. Un libro che ogni uomo dovrebbe leggere per capire che la resistenza all'affermazione delle donne come individui pari è essenzialmente paura di loro e che invece ci si deve confrontare.
Leggetelo, oltretutto è veramente ben scritto, una scrittura elegante, precisa ed efficace nelle descrizioni con una scelta mai banale delle parole.

mercoledì 31 gennaio 2018

Legge elettorale al servizio di chi?

Ieri ho scoperto grazie ad un illuminante articolo del post che i geni che hanno costruito questa legge elettorale non permettono il voto disgiunto tra uninominale e proporzionale. Probabilmente in nome di una presunta stabilità si violenta ancora una volta la libertà di scelta dei cittadini che già esprimeranno "preferenze" su nomi decisi dalle segreterie e che non potranno neppure votare una persona di fiducia senza sostenere contemporaneamente la coalizione che l'appoggia. Quanto di più ideologico e partitocratico si poteva concepire dunque, tutto fatto per favorire partiti di persone fortemente ideologizzate e fidelizzate (spesso con metodi fascisti) quali i 5stelle o la lega che pure sono quelli che a parole hanno lamentato la prepotenza del partito democratico nell'imporre una legge che secondo me si trasformerà in una gigantesca mazzata sulle gonadi (penso non ci sia dubbio che tra gli elettori del centro-sinistra, già oggi quasi tutti ex e in aumento dopo il 4 marzo secondo me, alberghino quelli meno fidelizzati e schierati con il partito che teoricamente dovrebbe rappresentarli).
Ascoltando la rassegna stampa di Telese su Radio24 stamattina sento un riferimento a questo articolo de Il Tempo (giornale che non viene buono nemmeno per incartare il pesce) che fa le statistiche sui candidati più protetti (per la cronaca mi pare fossero la Renzulli in forza italia e la Boschi nel pd) e mi viene da pensare a quando si tuonava contro le pluricandidature fittizie per accalappiare voti in giro con il porcellum (il berlusca capolista candidato in tutti i collegi sicuro rinunciatario su tutte), altra legge altri truschini, alla fine quello fregato è sempre l'elettore, e meno male che hanno votato questa legge elettorale perché "i cittadini potessero scegliere il loro rappresentante".
Penso che dopo tanti anni di voto per "chi poteva far meno danni" (finendo per votare partiti che fossero sicuramente ininfluenti) passerò al lato oscuro annullando la scheda. Lorsignori sono riusciti nell'impresa di farmi diventare un altro rassegnato a perdere sempre e comunque

giovedì 26 gennaio 2017

Secondo me

Mi piacciono parecchio le canzoni di Dario Brunori. Stamattina ho messo in riproduzione continua il suo ultimo disco "A casa tutto bene". In particolare sento molto vicina al mio modo di pensare la penultima traccia "Secondo me".


martedì 27 settembre 2016

Prima i nostri


Prima o poi si viene messi di fronte alle proprie miserie e ipocrisie. Inutile trincerarsi dietro scuse più o meno sociologiche, crisi economica e via dicendo.
O sei convinto che tutti gli uomini sono uguali e nascere in un posto diverso non può conferirti alcuno speciale privilegio oppure sei razzista, senza se e senza ma.
O forse sei solo egoista?
Mi viene in mente una filastrocca che lessi da bambino su I quindici:

Crapa Pelata faceva i tortelli
e non ne dava ai suoi fratelli.
I suoi fratelli fan la frittata
e non ne danno a Crapa Pelata

martedì 23 luglio 2013

Titolisti

Dovrei assumerne uno per rilanciare il blog?
Solo a me leggendo un titolo come
 "Laura Boldrini al Regina Coeli Cori dei detenuti"
viene da pensare a cori da stadio?
E invece i detenuti si sono mostrati più educati degli ultrà (ma anche dei frequentatori dei concerti, sono abbastanza vecchio per ricordare come veniva apostrofata Loredana Bertè quando cantava ancora nelle piazze, prima che si conciasse da spaventapasseri e si dedicasse alle ospitate televisive) e invece dei classici "faccela vede', faccela tocca'" (chiedo venia ma non so scrivere in romanesco, ho il dubbio che l'elisione vada segnalata accentando invece che apostrofando ma mi attengo alle regole dell'italiano) pare si siano lanciati in slogan molto più civili e degni di attenzione.
Viene il dubbio che tanti di coloro che la Boldrini presiede non sarebbero stati tanto signori

venerdì 24 maggio 2013

invidia della...

Enrico Franceschini, uno dei leader di punta del PD, manda, dal suo telefono privato ad amici e conoscenti, e non ad una lista di numeri reperiti chissà come, un sms che invita a votare la sua compagna di letto e di vita. Subito tale atto viene stigmatizzato come familismo dal savonarola de noantri, alla ricerca un giorno sì e l'altro pure di qualsiasi scusa per additare il PD come ricvettacolo dei peggio vizi italiani. I giornali ci sguazzano, si alza la polemica contro un atto che definire normale è persino troppo scontato, ci è arrivata persino la Santanchè. Una persona ti è cara e tu cerchi di sostenerla in una sfida importante con mezzi del tutto leciti e senza usare soldi pubblici (veramente i parlamentari hanno le spese telefoniche pagate da noi, spero almeno che l'abbonamento sottoscritto sia di tipo flat). Che c'è da polemizzare?
Ora, io capisco le strategie elettorali di Grillo, il bacino elettorale nel quale può pescare a piene mani è quello che una volta faceva riferimento al PD vista la crisi di uomini e di idee che alberga da quelle parti. Ma l'eco che tale vicenda ha suscitato nei giornali è pazzesca. maliziosamente mi viene da pensare che abbia parte nella vicenda il fatto che la candidata in questione sia piuttosto avvenente e anche molto più giovane del Ministro. Insomma un po'  di caro vecchio rosico... Travestito dalla solita ipocrisia di sinistra, tanto per non fare i bacchettoni solo con Berlusconi. E comunque questa cosa di fare da megafono ad ogni cazz scempiaggine che esce dalla bocca dell'imbonitore con la barba rimane un vizio dei pennivendoli di casa nostra, i migliori amici di quello che fa finta di bastonarli in ogni occasione. Bravi!
P.S. a proposito di familismo nessuno ha ricordato a Grillo che alle parlamentarie una famiglia ben organizzata sarebbe riuscita a nominare facilmente uno o più parlamentari cittadini, nel Lazio sono stati eletti una mamma e il suo erede, in Sicilia la sorella del capogruppo alla regione, in Veneto la moglie di un consigliere, tengono famiglia pure i grillini e infatti i cittadini eletti non hanno perso tempo ad informarsi sulla legittimità di nominare congiunti o affini come portaborse anche se ammetto di non sapere come sia finita questa vicenda

giovedì 16 maggio 2013

Minacciare per governare

La comunicazione politica da troppi anni ormai è incentrata sulla riproposizione di formule che definire stantie è poco. E di questo si sono resi corresponsabili i dirigenti di tutti i partiti anche loro stantii e sopratutto perpetuamente uguali. Da destra abbiamo l'eterno refrain sulla persecuzione giudiziaria e sulla promessa di una rivoluzione liberale (chiunque si riconosca nel pensiero liberale e libertario non dovrebbe accettarlo perché si ripete eternamente e viene da chi ha usufruito più di tutti della carenza di mercato che c'è in Italia), da sinistra gli slogan sono stati forse diversi ma riflettono la pochezza e la mancanza di una vera idea di governo del Paese (fino all'ultimo "smacchiamento del giaguaro" che nessuno ha capito cosa significasse).
Da qualche mese l'unica novità della politica (l'ennesima,per il momento non ancora assorbita e omologata alle vecchie) propone altri slogan, ma davvero ha rinnovato la comunicazione politica? A me non sembra.
Assisto sempre più spaventato a queste continue allusioni di Beppe Grillo(TM), non vorrei ricevere una denuncia per uso non autorizzato del suo nome/marchio, a barricate, sommosse, albe dorate e quant'altro. Leggo in giro illuminati opinionisti che sostengono trattarsi di strumenti del mestiere dell'uomo di spettacolo, non bisogna allarmarsi e paventare fascismi se Egli paventa rivoluzioni (in)civili. Sarà così, sono osservatore ingenuo e incolto. Ricordo però che un tal Benito Mussolini si affermò grazie al sostegno di una borgesia che mal tollerava le rivendicazioni del movimentismo socialista, esigeva ordine e si rivolse a chi gli garantiva tale ordine paventando rivolte e disordini (mentre squadracce ispirate da sappiamo chi li alimentavano). Tal Adolf Hitler riuscì ad affermarsi ponendosi contro chi aveva sfasciato l'economia tedesca distrutta dalla guerra. Tutto questo avvenne democraticamente, o quasi. E molti ducetti sud-americani osannati dai democratici "de noantri" si sono affermati in (libere) elezioni e si sono sempre dichiarati profondamente democratici.
Generalizzare è rozzo, io sono ingenuo, incolto e diffidente, ma questi continui richiami alla necessità di prendersi tutto per evitare la rivoluzione mi spaventano e mi fanno temere. Questa concezione del dialogo come inciucio è pericolosa a mio avviso molto più della spartizione della Res Publica cui ci siamo purtroppo abituati (e spero non rassegnati). La minaccia "comunista" paventata da Berlusconi era, è, risibile, quella della "guerra civile" di Grillo è terrificante perché si autoalimenta trovando una enorme riserva di combustibile nel sentimento antipolitico (ben troppo giustificato e giustificabile). Mi rimane il dubbio di come si possa pensare che un rinnovamento politico si affermi grazie a messaggi che non sono per niente nuovi, eppure pare siano in tanti molto più titolati di me a ritenerlo credibile, dove sbaglio?