venerdì 24 maggio 2013

invidia della...

Enrico Franceschini, uno dei leader di punta del PD, manda, dal suo telefono privato ad amici e conoscenti, e non ad una lista di numeri reperiti chissà come, un sms che invita a votare la sua compagna di letto e di vita. Subito tale atto viene stigmatizzato come familismo dal savonarola de noantri, alla ricerca un giorno sì e l'altro pure di qualsiasi scusa per additare il PD come ricvettacolo dei peggio vizi italiani. I giornali ci sguazzano, si alza la polemica contro un atto che definire normale è persino troppo scontato, ci è arrivata persino la Santanchè. Una persona ti è cara e tu cerchi di sostenerla in una sfida importante con mezzi del tutto leciti e senza usare soldi pubblici (veramente i parlamentari hanno le spese telefoniche pagate da noi, spero almeno che l'abbonamento sottoscritto sia di tipo flat). Che c'è da polemizzare?
Ora, io capisco le strategie elettorali di Grillo, il bacino elettorale nel quale può pescare a piene mani è quello che una volta faceva riferimento al PD vista la crisi di uomini e di idee che alberga da quelle parti. Ma l'eco che tale vicenda ha suscitato nei giornali è pazzesca. maliziosamente mi viene da pensare che abbia parte nella vicenda il fatto che la candidata in questione sia piuttosto avvenente e anche molto più giovane del Ministro. Insomma un po'  di caro vecchio rosico... Travestito dalla solita ipocrisia di sinistra, tanto per non fare i bacchettoni solo con Berlusconi. E comunque questa cosa di fare da megafono ad ogni cazz scempiaggine che esce dalla bocca dell'imbonitore con la barba rimane un vizio dei pennivendoli di casa nostra, i migliori amici di quello che fa finta di bastonarli in ogni occasione. Bravi!
P.S. a proposito di familismo nessuno ha ricordato a Grillo che alle parlamentarie una famiglia ben organizzata sarebbe riuscita a nominare facilmente uno o più parlamentari cittadini, nel Lazio sono stati eletti una mamma e il suo erede, in Sicilia la sorella del capogruppo alla regione, in Veneto la moglie di un consigliere, tengono famiglia pure i grillini e infatti i cittadini eletti non hanno perso tempo ad informarsi sulla legittimità di nominare congiunti o affini come portaborse anche se ammetto di non sapere come sia finita questa vicenda

giovedì 16 maggio 2013

Minacciare per governare

La comunicazione politica da troppi anni ormai è incentrata sulla riproposizione di formule che definire stantie è poco. E di questo si sono resi corresponsabili i dirigenti di tutti i partiti anche loro stantii e sopratutto perpetuamente uguali. Da destra abbiamo l'eterno refrain sulla persecuzione giudiziaria e sulla promessa di una rivoluzione liberale (chiunque si riconosca nel pensiero liberale e libertario non dovrebbe accettarlo perché si ripete eternamente e viene da chi ha usufruito più di tutti della carenza di mercato che c'è in Italia), da sinistra gli slogan sono stati forse diversi ma riflettono la pochezza e la mancanza di una vera idea di governo del Paese (fino all'ultimo "smacchiamento del giaguaro" che nessuno ha capito cosa significasse).
Da qualche mese l'unica novità della politica (l'ennesima,per il momento non ancora assorbita e omologata alle vecchie) propone altri slogan, ma davvero ha rinnovato la comunicazione politica? A me non sembra.
Assisto sempre più spaventato a queste continue allusioni di Beppe Grillo(TM), non vorrei ricevere una denuncia per uso non autorizzato del suo nome/marchio, a barricate, sommosse, albe dorate e quant'altro. Leggo in giro illuminati opinionisti che sostengono trattarsi di strumenti del mestiere dell'uomo di spettacolo, non bisogna allarmarsi e paventare fascismi se Egli paventa rivoluzioni (in)civili. Sarà così, sono osservatore ingenuo e incolto. Ricordo però che un tal Benito Mussolini si affermò grazie al sostegno di una borgesia che mal tollerava le rivendicazioni del movimentismo socialista, esigeva ordine e si rivolse a chi gli garantiva tale ordine paventando rivolte e disordini (mentre squadracce ispirate da sappiamo chi li alimentavano). Tal Adolf Hitler riuscì ad affermarsi ponendosi contro chi aveva sfasciato l'economia tedesca distrutta dalla guerra. Tutto questo avvenne democraticamente, o quasi. E molti ducetti sud-americani osannati dai democratici "de noantri" si sono affermati in (libere) elezioni e si sono sempre dichiarati profondamente democratici.
Generalizzare è rozzo, io sono ingenuo, incolto e diffidente, ma questi continui richiami alla necessità di prendersi tutto per evitare la rivoluzione mi spaventano e mi fanno temere. Questa concezione del dialogo come inciucio è pericolosa a mio avviso molto più della spartizione della Res Publica cui ci siamo purtroppo abituati (e spero non rassegnati). La minaccia "comunista" paventata da Berlusconi era, è, risibile, quella della "guerra civile" di Grillo è terrificante perché si autoalimenta trovando una enorme riserva di combustibile nel sentimento antipolitico (ben troppo giustificato e giustificabile). Mi rimane il dubbio di come si possa pensare che un rinnovamento politico si affermi grazie a messaggi che non sono per niente nuovi, eppure pare siano in tanti molto più titolati di me a ritenerlo credibile, dove sbaglio?